ll mese scorso il Presidente dell’Inps, il pentastellato Pasquale Tridico, ha presentato il consueto rapporto annuale dell’Istituto di Previdenza.

Fra i dati emerge che la platea complessiva dei pensionati, maschi e femmine, ammonta a 15.550.737.= , che han percepito da un minimo di 800 euro al mese (invalidità/reversibilità) ad un massimo di 1,989 euro per quelle anticipate per anzianità contributiva.

Sorprende che il 2021 si sia chiuso con un avanzo di 2.057 milioni di competenza, e ben 9.529 di cassa.

Purtuttavia lo Stato ha dovuto far fronte ad un deficit di 65,378 milioni anche se nel contempo ha incassato l’equivalente somma mediante trattenute Irpef.

Deficit dovuto in particolare ai lavoratori ex INPDAP e soprattutto ai lavoratori di professione giornalisti a causa dell’incorporazione all’Inps dell’NPGI.

Situazione dunque, al momento, non allarmante per quanto riguarda i conti dell’Istituto, a differenza di quanto ci vogliono far credere coloro che evidentemente spingono per un ritorno alla Legge Fornero che praticamente, dal 2023, farebbe andare in pensione a 67 anni, dopo 43 anni di contributi.

A parte il prevedibile, anzi certo, mancato raggiungimento di tale quota per i giovani, che in futuro avranno miseri trattamenti pensionistici, ove non si ponga mano, sin da subito, ad una riforma che preveda, ad esempio, solo per chi comincia solo ora a lavorare, forme di contribuzioni alternative, su base volontaria, associata ad una copertura mediante i Fondi Pensioni Integrative, esentasse, è auspicabile, che il prossimo Governo possa finalmente approvare una organica riforma che preveda quota 41, come da più tempo, ormai, chiede l’UGL.

Una misura ritenuta equa e con pochi costi, specie ove ciò si abbini a forme di incentivazioni , premi e piccole penalizzazioni, per la volontaria uscita dal mondo del lavoro, basata sulla libera scelta del lavoratore.

Se poi si accompagnasse a tutto ciò una minore imposizione fiscale sulle Pensioni oltre che una rivalutazione per intero di quanto effettivamente versato dai lavoratori, si realizzerebbe infine quella tanto auspicata misura di politica sociale che renderebbe giustizia ai sacrifici finora sopportati particolarmente dai lavoratori dipendenti, gli unici, che, contribuiscono effettivamente, alle politiche solidaristiche del nostro Paese sopportando di gran lunga il peso della tassazione , a differenza di enormi sacche di elusione ed evasioni fiscali.

In vista dunque di un autunno che si preannuncia amaro per i Pensionati si rende necessario, ancora una volta, per il nostro Sindacato, porre massima attenzione al dibattito che ne seguirà in Parlamento, avendo cura di presenziare ad ogni tavolo di trattativa Statale, riproponendo le nostre proposte, le uniche che eviterebbero, da un lato la penalizzazione dei soliti contribuenti, e dall’altro di assicurare ai lavoratori aspettative di vita lavorativa più dignitosa, oltre che maggiore equità sociale.

Sebastiano Arcoraci
Segretario UGL Pensionati Padova