di Sebastiano Arcoraci, Vice Segretario Provinciale UTL – UGL di Padova –
Periodicamente l’Ente Regionale Veneto Lavoro, attraverso la Bussola, fornisce i dati aggiornati del mercato del lavoro.
E’ bene partire da questi dati per comprendere meglio il fenomeno lavoro oggi, di cosa rappresenta, come è composto, che risultati produce nelle varie realtà Regionali e nelle nostre Comunità Locali.
Il dato dell’anno 2021 riferisce di un saldo occupazionale pari a 55.000.= unità, di cui 8.110 a t.i. ( 16%)
Un dato più recente che prende invece come riferimento solo il primo bimestre 2022 registra a Febbraio, quale il saldo fra assunzioni e cessazioni, un numero ancora in crescita, pari a 10.150. unità .
Dato che risulta superiore sia al dato pre pandemia del 2020 che a quello di un anno fa ( febbraio 2021) che era di
più 7.000.=
Se si confronta il flusso dei saldi fra 2020 – 2022 , esso risulta pari a più 2.690 posizioni lavorative.
Se poi però si va a vedere quali sono queste posizioni lavorative emerse da un saldo comunque positivo, si potrà osservare che :
2100 sono a T.I.; – 103 in Apprendistato e 8.000 a T.D.,
e che sono avvenuti solo in alcuni particolari settori, soprattutto Industria + 12% ( metalmeccanica);
mentre in Agricoltura si registra un – 8% e nei Servizi
un – 5%.
Si registra anche che il lavoro intermittente ha dato luogo a 5.100 assunzioni ( + 28% rispetto al 2021) , mentre quello in Somministrazione è al livello pre- crisi , con 14.900 attivazioni ( + 11%).
Preoccupante l’arresto dell’Apprendistato, un segnale davvero disarmante, a significare, forse, che pochi sono i giovani, che corrispondono ai profili professionali che le aziende cercano
Ma analizziamo il dato dell’anno 2021, ebbene da questo, suddiviso per ogni singola Provincia Veneta si rileva :
PD – Saldo Occup.le + 10.910 ma a T.I. 2.765 ( 20%)
VE – Saldo + 7.780 a T.I. 915 (15%)
TV – Saldo + 9.220 a T.I. 2.065 ( 25%)
VR – Saldo + 10.885 a T.I. 2.225 (20%)
VI – Saldo + 9.570 a T.I. 1.700 ( 20%)
BL – Saldo + 5.245 a T.I. 1035 ( 20%)
RO – Saldo + 1.715 a T.I. 1305 ( 80%)
In tale contesto emerge che le donne scelgono il part-time nel 28% dei casi, rappresentando in totale il 48% del part- time totale.
Il che la dice lunga sull’organizzazione del lavoro ancora oggi.
Ecco perché, allora , forse, si spiega, anche, il flusso delle dichiarazioni di disponibilità rese, sempre nel primo bimestre 2022 che ammontano a 20.200 unità, in diminuzione dell’8,4%), rispetto al 2020.
Inoltre si evidenzia come aumenti il peso della componente Senior (16%) , cala quello degli adulti ( 51%) mentre è stabile quella dei giovani ( 33%).
E’ facile, dunque arguire, da questa ultima indicazione, che ben il 67% è fatto da generazione di età media ed avanzata, mentre quella dei giovani resta sempre al palo, nonostante le forti risorse destinate a tale segmento generazionale e alle politiche attive per favorire la crescita occupazionale di tale fascia di popolazione, come i tirocini extra curricolari e i fondi di Garanzia Giovani.
Per guardare ancora al Veneto, sempre in tema di flussi di disponibilità si registra una crescita a Venezia, Verona Padova e Rovigo con una media del 2% mentre un forte calo a Treviso ( – 19%) , Vicenza e Belluno ( – 16%).
Se si valuta il dato Veneto relativo alle Cessazioni solo per i Contratti a T.D. si registra un numero pari a 11.600 ( 36%).
In questo quadro, ciò che però sta diventando allarmante, anche nel territorio Veneto, è il fenomeno delle dimissioni volontarie.
E se fra gli anziani risulta pari al 55%, e negli adulti al 73%, è quella fra i giovani ( 83%) che denota una maggior propensione a voler trovare occasioni di impiego che più soddisfano le loro aspettative, anche se , come si può notare anche quella degli adulti arriva a notevoli percentuali ( 73%) .
Senza contare che, si deve registrare ancora, un tasso di inattività femminile doppio di quello maschile, a dimostrazione del fatto che i tempi di lavoro e di vita sono per loro alquanto inconciliabili e che il settore che offre oggi maggiori chance occupazionali, quale è l’Industria, risulta per loro addirittura inavvicinabile , viste le modalità e gli orari di lavoro presenti in tale ambito.
Ecco perché, per colmare tale GAP va implementata la innovazione tecnologica nei vari settori come pure incrementare il settore delle energie rinnovabili, e modalità di lavoro nuove , come il tele- lavoro, ed altre forme di lavoro agile.
Superata la fase dell’Industria 4.0, serve ora attuare quella rivoluzione di Industria 5.0, suggerita dal rapporto della Comm.ne Europea, che riconosce all’Industria, il potere di raggiungere obiettivi sociali, al di là dei posti di lavoro, verso una Industria Europea sostenibile, umano centrica e resiliente , mettendo il benessere dei lavoratori al centro, anche se è da temere seriamente che questi alti propositi restino sulla carta, se , come ormai è evidente, si rischia , nei prossimi mesi, persino la recessione.
Ed allora, visti gli scenari appena prospettati, appare ancor di più ineludibile, affrontare il tema del Working Poor .
Fenomeno non solo Italiano , ma che in Italia sta dimostrando tutta la sua virulenza.
Media Europea 9,2%
Media Italia 11,2%
In Francia è al 7% ed in Germania all’8%.
Si stima che circa 3 Milioni di Lavoratori che pur lavorando sono poveri, di questi il 35% ha meno di 29 anni, ed il 47% fra i 30 ed i 49 anni.
Un quarto dei lavoratori oggi ha una retribuzione bassa, pari al 60% di quella mediana.
Un lavoratore su 10 è in condizioni di povertà , cioè vive con poco più 950 euro al mese , circa 11.500 euro annui.
E se nella fascia fino ai 29 anni oggi interviene quale ammortizzatore sociale, la famiglia, che provvede, almeno in parte, ai loro bisogni, ( magari facendoli andare all’Università come periodo di transizione della loro vita, allungando peraltro , di molto, il loro ingresso nel mondo del lavoro), per la fascia fino ai 49 anni evidentemente si assiste ad una acuta sofferenza, sia in termini psicologici che di reputazione sociale, oltre che economica, giungendo a situazioni davvero drammatiche, di famiglie allo sbando, senza una protezione sociale e che per i pasti e l’abbigliamento è costretta ormai a rivolgersi alla Caritas o ad altri Enti di Beneficenza.
I Settori che alimentano maggiormente tale fenomeno sono:
Alberghiero, Ristorazione e Agricoltura, evidentemente per il ciclo della stagionalità del lavoro.
Un altro fenomeno accrescitivo di tale fenomeno è dovuto al cosiddetto “ lavoro atipico” che ormai è anche fuori da ogni pur minima regolamentazione, sfuggendo persino ai controlli delle Agenzie ed Enti a ciò preposti.
Inoltre una forte delocalizzazione, ancora presente, di molte aziende multinazionali , ed una eccessiva liberalizzazione del mercato del lavoro aggravano tale situazione.
Si assiste inoltre ad un minore potere contrattuale del Sindacato, e quando vi è , risulta fortemente centralizzato.
Per non parlare poi dell’enorme fenomeno della “ stasi dei salari” per la quale, bene fa l’UGL, a rivendicare da subito la necessità di incrementi salariali e aggiornamenti contrattuali.
Se a ciò si aggiunge una forte de pauperizzazione dei salari, destinati, in questo contesto di GUERRA, a sopperire al pagamento delle bollette energetiche ed agli aumenti dei beni di prima necessità, il quadro diventa davvero a tinte fosche.
Basterà l’indebitamento delle famiglie e l’erosione dei loro risparmi a far fronte ad una situazione simile?
Io credo di no , e credo che l’UGL dovrebbe cominciare a pensare ad azioni eclatanti, periodiche e di forte impatto sociale, guidando un movimento di protesta sociale, che, altrimenti, potrebbe sfociare in ben altre drammatiche modalità.
La crisi storica della Triplice Sindacale, in tal senso, ci offre molte opportunità sta a noi ora coglierle.
Penso che alcune misure, già indicate, accompagnate ad una richiesta di maggiore Welfare Contrattuale, con maggiori benefit e strumenti di sostegno alle famiglie( assicurazioni sulla salute, buoni asilo, buoni benzina, ed altri, potranno rappresentare buone soluzioni alla situazione oggi in atto .
Cosi, come credo, vada sperimentata, come negli USA, la modalità di corrispettivo della paga ai lavoratori, con cadenza settimanale, e non più su base mensile, parametrando il valore del fattore lavoro ai nuovi bisogni , ma soprattutto valorizzando l’elemento lavoro come fattore di crescita sociale, morale ed economica, rispetto al peso straordinariamente più grande, e iniquo, del fattore finanziario e del capitale, che oggi determina in larga parte il destino dei lavoratori e delle loro famiglie, rendendole peraltro, sempre più povere.