Fonte: Gazzettino di Padova del 08/06/2021, di Alessandro Mantovani

Si è aperto un dibattito sull’essere venuti meno di molti lavoratori qualificati in hotel e ristoranti a causa della pandemia. Persone che hanno preferito, è stato detto, trovar lavoro in settori diversi o vivere di reddito di cittadinanza.

Le cose però, per il sindacato 𝗦𝗮𝗹𝘁𝗮𝗲 𝗨𝗴𝗹, non stanno così e al contrario “l’appeal” nel comparto dell’ospitalità e ristorazione è venuto meno per la progressiva precarizzazione e perdita di diritti dei lavoratori del settore. “Il problema risale ormai ad anni fa – recita una nota del Sal­tae – ed è legato soprattutto alle condizioni che questi imprenditori vogliono imporre ai dipendenti. Le condizioni di lavoro attuali, nonostante le norme contrattuali, vedono sempre più il tentativo datoriale di eluderle. Si ricerca sempre di ottenere solo i doveri da parte delle maestranze togliendo loro i diritti fondamentali del mondo lavorativo: come il pagamento delle spettanze entro i termini, degli straordinari con le maggiorazioni, dei limiti di orari giornalieri. E quelli costituzionali: come il riposo fisso settimanale, le ferie. Praticamente ciò che serve a ogni lavoratore per avere anche una vita privata al di fuori del lavoro».

Spiega L’”organizzazione sindacale che a questo si aggiungono varie formule contrattuali di estremo precariato che non dà possibilità a questi lavoratori di crearsi un futuro. Contratti precari che non vengono più usati nei soli casi di effettiva sta­gionalità. “Vengono impiegati anche da aziende con aperture annuali. I contratti a termine stagionali o a chiamata sono diventati tra i più utilizzati proprio per ottenere la mano libera sui dipendenti, tenendoli sempre sotto una spada di Damocle».