di Sebastiano Arcoraci
Quel che capita in Italia a volte è talmente incredibile che sembra di vivere delle storie di fantascienza.
Accade che un pubblico dipendente, che ha diritto alla somma accantonata e trattenuta negli anni dall’ Inps, destinata alla sua liquidazione o trattamento di fine servizio, che fino a un anno fa, su decisione dei Governi precedenti, la poteva incassare dopo due anni che fosse andato in pensione, e che poi, più di recente, con due decreti governativi del 2020, si stabilisce di porre fine a questa vessazione nei confronti del pubblico dipendente e si concede di prenderla subito dopo l’andata in quiescenza, come per i lavoratori del i privato, si avvera una situazione che ha dell’ inverosimile.
Infatti, anche se ictus oculi, sembrano provvedimenti di favore per il dipendente che va in quiescenza, in realtà ci sta il trucco, ed ancora una volta si resta cornuti e mazziati. E quale è il trucco? Il trucco è che si che può averla entro novanta giorni, ma diventa di fatto un prestito e che prestito.
Infatti trattasi di prestito oneroso a cui il fresco pensionato deve sottostare aderendo ad un accordo, di recente condiviso anche dalle grandi banche come UniCredit e Banca Intesa, che di fatto alleggeriscono la liquidazione del ben 5% .
E dove va questo 5%? Va esattamente alle banche, che impegnandosi ad anticipare la somma, prima dei fatidici due o tre anni a seconda dei casi, si trattiene un tasso di interesse pari al 5%.
Il 5% badate bene, molto più alto del tasso che oggi si applica sui mutui prima casa, quasi come un prestito personale che oggi si aggira intorno al 7%.
Lo capite ora perché l’ Italia è il Belpaese? Si certo il Paese dove i Governi aiutano le banche e non i propri cittadini, un Paese in cui i tuoi soldi, li puoi prendere solo se te li da la banca e a suon di interesse. Incredibile direte Voi . No no tutto vero. Provare per credere.