“E’ da quando è esplosa l’ emergenza coronavirus che sentiamo parlare assiduamente di cassa integrazione e ammortizzatori sociali. I dati preoccupanti che arrivano dall’ Inps mostrano come i dipendenti in cassa integrazione siano quasi 8 milioni in tutta Italia, uno scenario che ha modificato drammaticamente il mercato del lavoro costringendo le aziende a riorganizzare le loro strutture e a ridimensionare il costo del lavoro.
Sono molte, infatti, le grandi imprese costrette a ricorrere agli ammortizzatori sociali in piena emergenza sanitaria accelerando anche l’ adozione del lavoro agile o “smart working”, aziende nelle quali la presenza delle organizzazioni sindacali ha permesso di salvaguardare e tutelare i lavoratori vigilando sull’ uso degli ammortizzatori sociali e sull’ impiego delle regole applicative del lavoro agile.
Il quadro è ben diverso, invece, nelle piccole e medie imprese dove la situazione dei dipendenti in cassa integrazione è molto più critica. Questi lavoratori non hanno ricevuto anticipi dalle loro aziende e ad oggi sono ancora 420 mila le persone in attesa dell’ integrazione salariale da parte dell’ Inps.
Alla rabbia per i mancati pagamenti e all’ incertezza lavorativa si somma un vero e proprio sfruttamento da parte del datore di lavoro. Non è stato strano, infatti, apprendere che impiegate amministrative abbiano portato a casa interi faldoni di lavoro, che lavoratori appartenenti al settore terziario, comunicazioni, assicurazioni, credito e studi professionali abbiano continuato a partecipare a riunioni in videoconferenza anche nelle ore di cassa integrazione, a rispondere a mail, a sviluppare e a completare progetti. Quindi l’ azienda obbliga, non sempre in modo discreto, a continuare a lavorare come sempre, anche da casa. E’ esploso un vero e proprio lavoro telecomandato a distanza dal datore. Ma se il dipendente scegliesse “liberamente” di continuare a svolgere quello che ha sempre fatto non vi sarebbe problema alcuno, diversamente far lavoratore un dipendente in cassa integrazione significa attuare una truffa ai danni dello Stato e di tutti i contribuenti italiani!
E’ ormai chiaro che qualcuno sta approfittando delle larghe maglie del Cura Italia. Se da un lato era urgente trovare una soluzione per salvare migliaia di aziende e milioni di lavoratori, dall’ altro il governo avrebbe dovuto riflettere sull’ incapacità a legiferare in modo chiaro e soffermarsi seriamente sulle necessità di creare strumenti di controllo sull’uso corretto degli ammortizzatori preoccupandosi di fornire sostegno ai dipendenti sfruttati che non possono denunciare le scorrettezze dell’ imprenditore scaltro e senza scrupoli”.
Beltempo Fabio, Segretario UGL Padova.