“Le famiglie che hanno al loro interno persone con disabilità e non autosufficienti si stanno facendo carico di tutte le esigenze economiche, di assistenza medicale, fisioterapica e di supporto psicologico con un incondizionato impegno espressione solo di sensibilità e amore, supplendo alle già deficitarie politiche di welfare”.

Lo dichiara Giovanni Scacciavillani, responsabile Ufficio Politiche della Disabilità Ugl, per il quale “è facilmente prevedibile che tale condizione possa diventare del tutto insostenibile”.

“È prioritario pertanto dare a tali famiglie i necessari e adeguati supporti per consentire di superare le gravi difficoltà del momento. Possono sicuramente venire incontro alle esigenze più impellenti delle famiglie forme di indennità mensili per l’intera durata dell’emergenza, equiparate a quelle di categorie già riconosciute, per i caregiver familiari non lavoratori, estensione del congedo parentale retribuito (Decreto Legislativo 151/2001) per i caregiver familiari lavoratori. Fermo rimanendo che in prospettiva vi è la necessità di superare lo stretto perimetro di riconoscimento a un solo componente della famiglia, spesso la donna, del ruolo di caregiver per estenderlo all’intero nucleo familiare al fine di creare un coinvolgimento responsabile e una condivisione dei  compiti di cura”.

“La cosiddetta Fase 2  si prospetta oltremodo difficoltosa. È opportuno che tale fase sia graduale al fine di garantire le necessarie attività di cura e di assistenza e per non esporre le persone con disabilità, i loro familiari e gli assistenti socio-sanitari a rischi di contagio e di diffusione del virus. È auspicabile un’azione di concerto di istituzioni, associazioni e sindacati volta a elaborare concreti indirizzi per la ripresa delle attività che tengano nella dovuta considerazione le specifiche esigenze di protezione delle persone con disabilità, delle loro famiglie  e degli operatori impegnati nelle strutture socio-sanitarie”.

“Per i lavoratori con disabilità occorre curare la ripresa in sicurezza della loro attività lavorativa garantendone anche l’operatività in caso di smart working. Il fine è di non vanificare le importanti conquiste finora avute per l’inclusione lavorativa e sociale delle persone con disabilità e di non far tornare indietro l’orologio della storia”, conclude Scacciavillani.