“È necessario che si faccia chiarezza su ciò che è urgente e indifferibile nella erogazione dei servizi postali per poter diradare la presenza dei cittadini nei nostri uffici. Ieri alle Poste si sono effettuate 565 mila operazioni di sportello e di queste 300 mila solo di operazioni di pagamento. Noi ci rivolgiamo al Governo e alle Aziende di utility di tutto il paese per chiedere loro se sia possibile e necessario, mentre la gente muore, posticipare di almeno un mese la scadenza dei pagamenti delle utenze, al pari delle altre scadenze già differite dal Governo”. Lo chiedono ad una voce sola Slp- Cisln Slc- Cgil, Uilposte, Uil Failp, Cisal Confsal Com Fnc e Ugl Comunicazioni per consentire, alla luce del dramma di ieri, il minor afflusso di persone negli uffici e, di conseguenza, di minor utilizzo di personale in servizio. L’aggravarsi della diffusione del coronavirus nel Paese , si legge ancora nella nota unitaria, ha obbligato il Governo a decisioni radicali, “giustamente imposte a tutti i cittadini italiani e tra i provvedimenti più urgenti e necessari vi è quello dell’obbligo di rimanere a casa, salvo casi di comprovate esigenze”. Ma, sottolinenano i sindacati, i lavoratori di Poste Italiane, per la particolarità del servizio che espletano, “non appartengono al novero dei cittadini che restano a casa per arginare il contagio del virus. Questi lavoratori, siano essi sportellisti negli uffici o portalettere nelle strade, sono a rischio elevato perché a contatto diretto con le persone, nonostante tutte le precauzioni possibili. Gli uffici postali restano aperti, ove possibile, e la posta viene consegnata ovunque per aiutare il Paese a non bloccarsi totalmente”. “Ma questo servizio non sempre indispensabile e di comprovata esigenza annotano ancora Slp-Cisl,Slc-Cgil, Uilposte, Uil Failp, Cisal Confasal ComFnc, Ugl Comunicazioni – non deve mettere a rischio la salute dei lavoratori postali, già colpita in molte aree del paese. Pensiamo che di fronte alla tragedia che il Paese sta attraversando, ciascuno sia obbligato a dare il proprio contributo. Prima la vita dei cittadini e dei lavoratori e dopo il conto economico delle aziende”.